IL PRODUTTORE
È la prima azienda al mondo (28 anni fa) ad avere iniziato ad affinare i vini per 18 mesi a 18 metri di profondità al largo di Porto Rose. Le bottiglie, dopo essere state degorgiate e incerate, vanno sotto al mare e il lento sciabordio delle onde le affina seguendo il movimento naturale delle maree. Il vino, però, si produce nel Goriška Brda, il Collio Sloveno. Le uve raccolte a mano di Rebula, Chardonnay e Pinot Noir, sono vinificate in inox, dove i mosti termoregolati fermentano, per poi andare in bottiglia per la seconda fermentazione. Segue, infine il dégorgement, la gabiettatura e la ceratura dei tappi. Perché il mare? Da dove è venuta questa idea? Tutto nasce da un’intuizione di Igor Tomažič, uomo appassionato e molto legato alle antiche usanze slovene. In passato i vini per gli agricoltori venivano sempre raffreddati nei ruscelli, non essendoci i frigoriferi. Accadeva spesso che una bottiglia venisse dimenticata lì, fino alla primavera o alla stagione successiva. Durante quel periodo, il vino scordato, cambiava in maniera significativa. Tomažič ha fatto un ulteriore passo avanti, cominciando cocciutamente a immergere le bottiglie nel vicino mare Adriatico, facendo esperimenti a differenti profondità; in Slovenia si dice che il mare guarisce tutte le ferite. La vita marina disegna, così, un motivo diverso su ogni bottiglia sommersa. Questo accade perché, a 20 metri di profondità, dove si trovano le bottiglie, il mare è molto attivo. A questa profondità le correnti sono forti e le bottiglie nelle gabbie di ferro vengono metodicamente mosse, quindi, insieme al mare, anche lo spumante è in continuo movimento. Altri elementi concorrono a questo tipo di affinamento: l’interscambio tra elementi iodati e sughero, la temperature delle acque, le condizioni di luce/buio, la pressione e, evidentemente, l’assenza totale di ossigeno.
Potete crederci o no, ma davvero, le differenze tra gli spumanti affinati in mare e i medesimi, dello stesso lotto, degorgiati nello stesso momento, affinati in cantina, sono strabilianti.
L’AREA
Slovenia – Brda.
IL LUOGO
Per tracciare un breve excursus vitivinicolo dell’attuale Slovenia dobbiamo risalire al IV° secolo a.C. ma è durante il II° sec. a.C. con la dominazione Romana, che si perfezionano la coltura dell’uva, le tecniche di vinificazione e di conservazione del vino. Nel V° sec. d.C., al crollo del impero Romano, fa seguito un progressivo rallentamento dell’arte del vino. È solo attorno all’XI° sec. d.C che i monaci reintroducono la viticoltura. Tra il XVI° e il XVIII° secolo si assiste a uno sviluppo intensivo della viticoltura, il prezzo del vino è così alto che nella Vipavska Dolina, ad esempio, vengono piantati vigneti anche in pianura.
Agli inizi del XX° secolo le condizioni dell’agricoltura sono assai difficili e si riduce drasticamente la qualità del vino. Inizia il periodo cruciale per il popolo Sloveno: dopo la prima guerra mondiale, la Slovenia è divisa fra Italia (regione viticola Primorska) e Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che nel 1929 viene rinominato in Regno della Jugoslavia (regioni viticole Podravje e Posavje). In questo passaggio storico la situazione economica è molto difficile, in particolare nella parte della Jugoslavia, la cui prima conseguenza è che il vino prodotto sia di scarsissima qualità.
Dopo la seconda guerra mondiale la Slovenia viene annessa alla Jugoslavia: il cosiddetto Sistema stabilisce l’espropriazione quasi completa della proprietà privata, viene lasciato ai contadini solo lo stretto necessario per il proprio sostentamento.
Il resto delle uve prodotte deve essere conferito alle grandi cooperative istituite dal Sistema. Le vicende storico-politiche degli anni 90, sono note: il 26 dicembre 1990 c’è il plebiscito nazionale e il 25 giugno 1991 la conferma della legge costituzionale (con la dichiarazione dell’indipendenza), l’inizio della guerra per l’indipendenza che durerà dieci giorni: la Teritorialna obramba (difesa territoriale) sconfigge la JLA (armata popolare della Jugoslavia). Il 22 maggio 1992 la Slovenia diventa membro delle Nazioni Unite. In questi ultimi cinquant’anni l’agricoltura ha perso d’importanza e solo il 5% della popolazione è impiegato nell’agricoltura. Il Paese ha, infine, ereditato le difficili condizioni economiche della Jugoslavia, in particolare per l’economia e l’industria.
Anche in seguito all’introduzione dell’Euro, nel 2007, e dopo un periodo di momentanea euforia, il mondo del vino sloveno non ha ancora superato localismi e uno stabile approdo sui mercati internazionali.
GLI Vini
MARE SANTO BRUT S.A.
50% Rebula – 50% Chardonnay
Ricco, esuberante, maturo, ci porta a sensazioni di prodotti lievitati, glassa dolce, biscotto: la frutta è fragrante, nuance tropicali, ananas, mango, papaja trovano un finale terso sulla linea del sale.
MARE SANTO ROSÉ S.A.
100% Pinot Noir
Asciutto, di basso residuo zuccherino, elegante e inaspettato. Troviamo davvero strabiliante e originale questo vino che respira il mare e si muove su toni aggraziati di frutti rossi, fragola e lampone, schegge di gelato fior di latte, e dorsale super iodata, come un’ossatura attorno a cui si muovono le onde…